Quadro storico
Tipologie di abitazioni e abitati rurali
Villaggio come realtà sociale
1. Intervista: " Nonna, mi racconteresti..."
2. Un destino comune
3. Alcune consuetudini condivise
4. Il filò
5. Stratificazione sociale
  a. Poreti
  b. Siori
6. Tempo contadino
7. Il nutrimento nelle campagne
8. Alimentazione e salute
Alcuni mestieri paesani
Bibliografia
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All’interno del villaggio, una percezione armonica del tempo cementava un destino umano comune, l’individuo si sentiva parte di una comunità e condivideva con la natura i ritmi. Il suo era un tempo circolare, di eterno ritorno, che era scandito dal sorgere e dal tramontare del sole, dall’avvicendarsi delle stagioni, dalle scadenze periodiche di cerimonie religiose, sagre e fiere.
Il tempo era un succedersi di segni religiosi. Le benedizioni, i vespri, le processioni, le sagre, le messe erano come tante tessere di una ritualità composita, ma unitaria nel dare valore al tutto.
Questo era il calendario contadino mese per mese.

A GENNAIO i contadini avevano molti interrogativi su come sarebbe andato l’anno e per raccogliere qualche anticipazione ascoltavano il canto del gallo fuori orario, aspiravano gli odori dell’aria per sapere se la pioggia era prossima e ricorrevano a molte altre tradizioni; tra queste il panevin era il nome per indicare il falò acceso nei paesi per la vigilia dell’epifania. Al panevin si rifaceva il detto "Se le falìve va al garbin prepara el caro pa’ ndar al mulìn, se le falìve le va a matìna tòl su el saco e va a farìna!". Il fuoco dell’epifania bruciava tutte le feste iniziate a San Martino. Dopo il panevin bisognava pensare ai lavori che si dovevano svolgere, magari al caldo in cucina; o all’aperto seguendo le previsioni dell’almanacco contadino, su cui erano elencati i lavori che si dovevano fare all’esterno, come concimare gli alberi, spaccare la legna al momento giusto, coltivare gli orti, ecc.