L’Istituto Tecnico Industriale Statale di San Donà di Piave

(ora "Vito Volterra")

 

storia commentata

Diario ricavato dalla memoria e dalla documentazione raccolta

cronologicamente nei quattro contenitori depositati presso l'Istituto

e contrassegnati da altrettanti titoli e sottotitoli

 

parte prima

anno scolastico 1981/82


Primi passi

Era il Dicembre 1981,

reduce da una scoraggiante esperienza presso l’ITIS "Zuccante" di Mestre. Mi sono trovato tra i genitori del locale ITIS - Sezione Staccata del "Pacinotti" pure di Mestre - presso il quale - visto che il figlio voleva rimanere in quest’ambito di studi - avevo reiscritto il ragazzo.

L’impatto però non poteva essere peggiore: da una scuola sia pur affollata ma efficiente, quella di Mestre, a una "non scuola" uno sparuto gruppo di docenti volonterosi rafforzati, si fa per dire, dai provvisori nel prosieguo dell’anno scolastico. Insegnanti in balia di loro stessi che le Autorità Distrettuali e Comunali, tese ad altri problemi e scopi, ignoravano del tutto come si potrà comprendere dalla lettura - per chi ne avesse la necessaria pazienza - più avanti.

Trattavasi di un corso propedeutico biennale - Sezione Staccata - nato nel 71/72 per interessamento di alcuni artigiani locali (già indicato nella nota iniziale) e per "subitanea" decisione (dopo la visita consueta alla nostra Fiera del Rosario...) dell’allora potente politico veneto Ferrari Aggradi. Sistemato in un fabbricato ex agricolo sulla strada per Fiorentina. Con una frequenza iniziale di 250 alunni, scesa qualche anno dopo alla media annuale di 140-150 iscritti (e frequenza effettiva di circa centotrenta) e tale mantenutasi (e non poteva essere diversamente) trattandosi di semplice corso iniziale a valenza tecnico-industriale generale ma privo di sbocchi locali.

Sollecitata comunque da tale gruppo di artigiani, poi capeggiati dal sig. Pietro Granzotto, che non si rassegnavano di accettare che il Sandonatese fosse privo di un corso specialistico tecnico-industriale completo (oltre ai soliti corsi professionali agevolati e gestiti dalla Regione ma che lasciavano peraltro molto a desiderare), la Provincia nel 77/78 consegnava all’ITIS un primo plesso in via Milano in cui presero posto le poche classi e l’attrezzatura indirizzata allo scopo prefissato: la tradizionale industria elettromeccanica-chimica-metallurgica facenti capo, appunto, a Mestre.

Tornando a noi in quell’anno 81/82 i frequentanti erano ben al di sotto dell’esiguo numero degli iscritti, circa 130 su 150.

Oltre la iniziale cronica deficienza di docenti (solo 8-9 avevano cattedra) che affligge da sempre la scuola italiana mancano inservienti e materiale didattico e le deficienze funzionali emergono ogni giorno di più. A poco serve protestare con la sede. I ragazzini divengono facile strumento dei ripetenti. Qualche docente, purtroppo, indulge al "giovanilismo" così che il caos aumenta ogni giorno di più.

Eravamo ai primi di dicembre ’81 e ci trovavamo riuniti, allarmatissimi, nel chiederci come poter uscire dalla situazione in cui avevamo praticamente cacciato i nostri figli. La crisi della piccola industria e artigianato locali era al culmine e la disoccupazione incombente era la nera prospettiva che li attendeva nel futuro prossimo. Senza aggiungere che la solita agricoltura, emancipandosi, smobilitava manodopera in continuazione.

Con un certo raccapriccio constatiamo che quasi tutti gli alunni sandonatesi si erano riversati nelle locali scuole umanistiche e tecnico-commerciali: Ragioneria, Geometri, Liceo, Magistrali e Professionali (Inapli-Oratorio e statale di Fossalta di Piave).

All’ITIS al solo biennio, invece, pochissimi quelli di San Donà con larghissima preponderanza provenienti dai Comuni del Mandamento. Persone che avevano, bene o male, scelto di fare il perito industriale senza sottoporre - oltre alla spesa maggiore - i loro figli quattordicenni, almeno per i primi due anni - alle micidiali levatacce a cui erano costretti i più vecchi delle terze, quarte e quinte pendolari a Mestre, Treviso, Portogruaro ecc.: da due a tre ore giornaliere perse e sottratte allo studio.

Riconosco fra i presenti i genitori Amedeo Barbazza (ora defunto), Pietro Granzotto, Sergio Barbieri e altri che giustamente indignati, espongono anche a me, nuovo arrivato, la gravità della condizione scolastica. In seguito conosco anche il sig. Olindo Grandi.

Il povero Barbazza, con entrature politiche, mi aggiorna sui vari tentativi da lui fatti sia in sede politica che di locale cronaca giornalistica; Granzotto sulle possibili prospettive di nuovi indirizzi di studio vista la crisi industriale di cui dicevo e così via discorrendo.

A quel tempo i giornali portavano notizie - specie dall’America - sulle meraviglie e possibilità di applicazioni in ogni campo, dal Secondario a Terziario, dell’Informatica e connessi e quindi del profilarsi a breve, di un’epoca postindustriale - come poi è stata definita - la nostra odierna società,

Dopo un rapido scambio sul possibile da farsi indiciamo, d’accordo con i presenti, un’assemblea generale degli studenti e, soprattutto, dei genitori raccomandando la presenza contemporanea di mariti e mogli.

Così è stato. La partecipazione delle famiglie è stata massiccia e ne approfittiamo per stendere un "documento-appello" che facciamo sottoscrivere a tutti i presenti. Le firme raccolte dai genitori sono state in numero di 190. Il Comitato ristretto costituitosi all’istante (Amedeo Barbazza, Sergio Barbieri, Oscar Ferron, Pietro Granzotto e Cesare Rado), con la collaborazione dei rappresentanti di classe Bruno Schiavon, Olivio Grandi, Giovanni Pelanda, Anna Borin, Dirce De Pieri, Lino Veronese ed altri si sentì pienamente investito di un compito sacrosanto: intanto e subito rompere la cortina di indifferenza o, peggio, il muro di ostruzionismo eretto, addirittura, dall’organo di rappresentanza locale, il Distretto Scolastico, contro la nostra scuola. Autorità che perseguiva apertamente fini contrari ai nostri. Una politica scolastica miope, come viene in seguito irrefutabilmente dimostrato.

Incalzati inoltre dalla necessità di bruciare i tempi perché temevamo che altri importanti Comuni come Portogruaro, Oderzo e Motta di Livenza, del Veneto Orientale, riuscissero prima di noi, nell’intento di ottenere per loro un nuovo corso specialistico basato sulla manipolazione dell’energia elettrica (applicazione dell’elettronica). Ambito nel quale, sin d’allora, abbiamo creduto di restare quindi privi di una vera Scuola Industriale Superiore che, da un lato, avrebbe costretto ancora a un gravissimo pendolarismo i ragazzi del nostro Mandamento (circa 100 mila abitanti) e, dall’altro, impedito di poter valorizzare i loro talenti con danno irreparabile agli interessi culturali, tecnico-industriali e commerciali della nostra stessa Città.

Pungolati, dunque, dall’importanza dei passi da compiere ci accordammo fra noi per una suddivisione degli incarichi. Assumeva così la Presidenza del "Comitato Genitori per il completamento della scuola" il sig. Pietro Granzotto e, in pratica, quello di Segretario il sottoscritto, mentre Olindo Grandi, poi eletto rappresentante a Mestre (avendo colà il figlio), si incaricava (con lo stesso Granzotto, che godeva della stima di quel Preside) dei contatti continui con la sede medesima. Il Granzotto, in particolare, per la sua disponibilità ai viaggi e agli incontri in tutte le sedi, inoltre, per i rapporti quotidiani, insieme ai sigg. Barbazza, Barbieri e Rado presso la nostra Sezione. La vita scolastica, infatti, risentiva della turbolenza dei ragazzi facilmente plagiati dai ripetenti e non sempre dominati dai docenti e dal personale. Inquietudine che andava vieppiù aumentando e degenerando alle volte in gesti di vandalismo ecc. sì da costringerci, alle volte, a intervenire personalmente - d’accordo con i docenti - per incanalare nei modi corretti le loro intemperanze o a scongiurare i preannunciati inutili scioperi.

Animati di tanto fervore, ma non conoscendo ancora né gli interlocutori validi allo scopo né la prassi da seguire, inviammo a pioggia il nostro "documento-appello", a firma P. Granzotto, contenente "premesse-considerazioni-rilievi e istanze" al

nonché, per conoscenza, ai Presidi delle locali Scuole Medie e Direttori Didattici, alle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL, UIL e alle Scuole Professionali.

Il succo di questo clamoroso atto polemico viene riportato fedelmente dal Gazzettino del 9 stesso mese. E’ stato fin dall’inizio - per esperienza acquisita in altro settore sociale - e d’accordo con gli amici, mio intendimento, come Segretario, utilizzare al massimo la stampa locale per drammatizzare il problema i cui riflessi dovevano - alla fine - fare breccia a Roma.

Una mia lettera personale del 14.12.81 all’allora Senatore Giuliano Gusso, ebbe in risposta copia della sua del 18 diretta, in nostro appoggio, al Ministro della P.I. in carica On. Bodrato. Al medesimo Bodrato il 22.12 recapitammo il nostro DOCUMENTO 7/12 informandolo anche dell’avvenuta elezione a Mestre (Consiglio d’Istituto), dei nostri rappresentanti Granzotto e Grandi. Idem, per conoscenza, alla Provincia e alla Provveditrice. Infine Granzotto informa Sindaco e Capigruppo Consiliari del nostro successo elettorale scolastico.

Il 24/12 al Preside di Mestre, ing. Bressan, da parte mia, per confermargli le nostre iniziative. E così pure all’On.le Zanone - Roma.

Il 27/12 ci giunge risposta di consenso da parte dello stesso ing. Bressan. Ci arriva poi anche copia della sua lettera 12.1.82 (sollecitata dal nostro rappresentante Granzotto) diretta, per competenza, all’Amministrazione Provinciale in nostro favore.

In seguito, per opportunità, informiamo anche il Preside del passo effettuato il 19.12.81 (Raccomandata RR) dal nostro Barbieri nei confronti del Presidente del Distretto Scolastico - prof. Barbuti - (nel caso notoriamente inattendibile perché, a sua volta, promotore di una Scuola locale di Agraria) per costringerlo a mantenere pubblicamente, cioè nelle deliberazioni distrettuali - nero su bianco - le promesse di comodo sbandierate presso le Scuole dei Comuni periferici (p. es. Eraclea): "...che, sì, l’ITIS doveva essere completato...". In realtà dalla documentazione in nostre mani appariva che "statisticamente", per il Distretto Scolastico, il nostro ITIS non esiste e che dalla Relazione finale: "Attività del precedente anno scolastico 1980-81" dello stesso Distretto, approvato il 29.12.81, detto ITIS è liquidato, a pag.7, con le seguenti sei righe: "Non aggiungere al biennio del Pacinotti il triennio perché – trattandosi di una struttura di tipo industriale con particolari caratteristiche – è bene che siano potenziate quelle esistenti a Mestre e Portogruaro, in cui tuttavia si registra un calo di frequenze.

Su questo argomento il Consiglio Scolastico Distrettuale è fermo nella sua decisione, perché ritiene che istituire un triennio per un numero esiguo di allievi dopo il biennio, sarebbe uno sperpero inutile di denaro".

Non è però che questi fatti ci apparissero sorprendenti. Proprio qualche settimana prima in una riunione chiesta dai nostri Barbazza e Granzotto presso il Liceo G. Galilei, quel Preside (prof. Milan) e il suo Vice (prof. Cecchinato, allora Consigliere Comunale) si erano pure nettamente dichiarati di parere contrario al nostro ITIS....

Intanto ci giungono telegrammi di solidarietà da parte dei Sindaci dei Comuni di Eraclea, Noventa di Piave, Fossalta di Piave e Meolo.

Incuranti della "pietra sepolcrale" calata su di noi dai Signori del Distretto Scolastico e politici, imperterriti continuiamo il nostro lavoro e il 6/2/82 raccogliamo il materiale del sondaggio svolto presso i genitori dei nostri ragazzi:

per un totale di 141 favorevoli all’istituzione di un corso basato sull’elettronica. Infatti la scelta meccanica e chimica raggiungono rispettivamente il numero di 47 e 11 adesioni.

Altra indagine svolta dal nostro Granzotto ci conferma del grosso numero di pendolari abbonati a mezzi di trasporto pubblico:

Nella riunione informale del 17/2/82 presso il Distretto Scolastico, a cui partecipano il rappresentante del Comune Rizzetto e del nostro Comitato Barbieri, Ferron e Granzotto, il Presidente dott. Barbuti, giustificandosi per la precedente previsione negativa, si impegna a sostenere ufficialmente, com’era nel nostro intento, la richiesta del Corso di Informatica. Decisione già maturata fra noi promotori del completamento della scuola industriale di San Donà.

Il Senatore Gusso con la sua sollecitazione del 20/12/82, inviataci in copia, ci informa che l’On.le Bodrato, Ministro della P.I. pro tempore, non ha risposto alla sua del 19/12/81.

Del 20/2/82 ci giunge copia della deliberazione del Consiglio di Istituto del "Pacinotti", diretta al Presidente dell’Amministrazione Provinciale e nella quale, in sostanza, nel prendere atto degli sviluppi locali e dell’opportunità e convenienza di appoggiare la richiesta del nostro Comitato, si invitava la stessa a formalizzare nelle sedi appropriate questa nostra esigenza.

Sul Gazzettino del 4 e 9/3/82, mentre viene riportata da un lato la risoluzione del Consiglio Comunale di San Donà di Piave di imboccare finalmente il pieno sostegno all’iniziativa dei Genitori degli alunni dell’ITIS, dall’altro resta ambigua la posizione del Comune stesso - come da contrastanti precedenti dichiarazioni del medesimo - circa la definitiva sistemazione (Geometri, Liceo Scientifico?) del plesso ora in uso all’ITIS ma a questi destinato fin dalle origini. Come del resto già prevede anche il progetto del suo ampliamento entrato nella fase esecutiva.

Nel Marzo 82 alcuni insegnanti dell’ITIS si prestano ad illustrare, presso tutte le Scuole Medie Inferiori mandamentali - da noi nel frattempo contattate - l’indirizzo di studio e prospettive prossime della nostra Scuola in via di istituzione. Con altro avviso, il 15/5/82 - l’idea è del nostro Granzotto - consigliamo le famiglie degli alunni delle stesse Medie a "pre-iscrivere" presso il nostro ITIS i loro figli e ciò per rafforzare le nostre richieste nelle sedi opportune.

Ci giunge intanto anche copia della lettera 19/4/82 del Comprensorio 24 "Basso Piave" inviate per noi al Provveditore e Assessore Provinciale P.I.

Proseguendo nella nostra voluta intenzione di drammatizzare la questione, compare per noi un altro articolo sul Gazzettino 24/4.

Il 28/4 infine, parte una nostra prima richiesta circostanziata all’allora Ministro P.I. Guido Bodrato.

Il futuro On. Luciano Falcier - Presidente dell’U.S.L. 15 (della corrente del Ministro) e allora mio collega in quell’Assemblea, presso cui ero stato nominato in rappresentanza del nostro Comune - mi invia copia della sua 28/4 al suo amico Bodrato.

Per l’occasione una mia 25/4/82 viene consegnata all’On.le Giuseppe Fassino - Sottosegretario P.I. - che era qui venuto ad inaugurare il Palasport e la Scuola Materna di Via Turati.

E con la nostra 30/4/82 all’Assessore P.I. di San Donà nella quale vengono riassunte "le posizioni conseguenti" viene richiesto di sollecitare una precisa deliberazione da parte della Provincia e del Distretto scolastico 22, anche se quest’ultimo, come mi ha detto personalmente la dott.ssa Maria Rosa Sguerso - Provveditore agli Studi di Venezia - in occasione di una sua recente venuta a San Donà - il suo presidente "non conta niente" (testuali parole).

A questo punto, direi, si concludono i nostri "Primi passi" per ottenere il completamento dell’ITIS di San Donà di Piave. Un primo dossier, già voluminoso, ma che ci fa intravedere - com’era nelle nostre pur ingenue speranze di inesperti - la possibilità concreta di aver finalmente rotto prima il muro di indifferente negligenza degli amministratori locali (politici o meno) e poi provinciali. Quest’ultimi però più responsabili (e determinanti) nel cogliere, con il dovuto rispetto, le esigenze elementari di base della comunità del Basso Piave, area molto importante del Veneto Orientale.

Primi passi accolti anche con sorrisetti di sufficienza e comportamenti defilati da parte di qualche insegnante della stessa Scuola particolarmente legato "all’establishment", politicamente molto orientato, del locale Distretto Scolastico di cui ho testé riportato il "supremo parere negativo" per noi.

Sorrisetti increduli da loro mantenuti anche dopo i primi nostri autentici successi. Essendo "schierati" e conoscendo molto bene il grosso muro di gomma che si frapponeva fra le nostre operazioni e il Ministero della P.I. non avevano "capito" la nostra testarda inarrestabile determinazione. Si dice che "il diavolo non è mai brutto come pare..." E noi l’abbiamo preso subito - come si suol dire - per le famose corna....

Indice

Continua in Parte prima. Primo tentativo